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Come già noto, i tappi di sughero non sono tutti uguali. La loro storia sembra risalire alla seconda metà del XVII secolo dove per la prima volta vennero usati come chiusura delle bottiglie di vino in Francia. Oggi si dividono principalmente in due categorie: i tappi in sughero monopezzo, cioè ricavato da un unico pezzo di sughero, e tappi tecnici, creati invece con sughero agglomerato molto fitto.
Se i primi sembrano essere i migliori per sigillare i grandi vini contribuendo al loro affinamento in bottiglia, i tappi tecnici sono più comuni per imbottigliare vini da consumare di solito in due o tre anni.

Cosa rende unici i tappi di sughero

Tutti i tappi si contraddistinguono per 3 caratteristiche fondamentali:

elasticità: il tappo in sughero è vivo e grazie alla sua elasticità riesce a svolgere in maniera ottimale la sua funzione di chiusura ermetica della bottiglia.
impermeabilità: nonostante il tappo in sughero sia continuamente  bagnato dal vino, riesce a mantenersi elastico e non consente la fuoriuscita del liquido.
chiusura ermetica: riesce a trattenere l’ossigeno contenuto nel vino permettendo una buona conservazione ed evoluzione della bottiglia.

Non solo sughero, esistono anche i tappi sintetici:

Tappo in sughero

Dal principio i tappi in sughero sono stati utilizzati per lo Champagne, per poi diffondersi in tutto il resto del mondo del vino. Come già affermato, se ne sono apprezzate da subito le qualità di elasticità, impermeabilità e durata nel tempo. Per questo risultano perfetti per i vini che hanno un potenziale di evoluzione e invecchiamento di molti anni o addirittura decenni. Nel nostro caso, l’Amarone Acinatico e l’Amarone Riserva il Fornetto ne sono i principali esempi. Naturalmente sarà importante conservare le bottiglie coricate, in modo che il vino inumidisca il tappo, conservandolo elastico, in un luogo lontano da fonti di luce e di calore.  Ad oggi i maggiori produttori di sughero sono Portogallo, Spagna, Italia, Algeria, Marocco, Tunisia e Francia.

Tappo sintetico

I tappi in materiale sintetico hanno certamente caratteristiche a loro favore se confrontati con il sughero naturale: sono più resistenti, elastici, non si rompono, non si sbriciolano e non sono soggetti a muffe. Si sono diffusi soprattutto negli anni ’80 e ’90 in sostituzione del sughero, sempre più caro e meno facilmente reperibile. La vera grande differenza rispetto al sughero è che non consentono il passaggio dell’all’aria, il vino dunque non riesce a “respirare” attraverso il tappo, per questo non riesce ad evolversi nel tempo. È infatti un tappo che va benissimo per vini bianchi, rosati e rossi da consumarsi entro uno o due anni dall’imbottigliamento, ad esempio i nostri Pastel Bianco e Rosato.

Quando un vino sa da tappo

Le sostanze responsabili del “sentore di tappo” sembra furono scoperte a partire dagli anni 80 del secolo scorso. Fino a quel momento, quell’odore fastidioso era semplicemente riconosciuto come un semplice difetto del tappo in sughero. In realtà, “l’odore di tappo” si riconduce ad uno sgradevole odore assimilabile alla muffa, a cartoni bagnati e facilmente percepibile una volta aperta la bottiglia, annusato il tappo o assaggiato un piccolo sorso di vino. Questo problema deriva principalmente dall’Armillaria mellea, un fungo della quercia da sughero. Quando questo attacca la corteccia, attraverso delle reazioni chimiche ed in presenza di particolari condizioni ambientali, con la collaborazione di alcuni batteri, forma il tricloroanisolo (TCA), una molecola che si diffonde rapidamente nel sughero e successivamente contamina il vino generando il tanto odiato “odore e sapore di tappo”.

Campagna finanziata ai sensi del Reg. UE n. 1308/2013

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